Il progetto nasce su stimolo di Kengo Kuma di realizzare a Tokyo un workshop per costruire un piccolo shelter ad opera degli studenti del Kengo Kuma Lab e del Politecnico di Milano (corso di Progettazione e Innovazione Tecnologica).

L’idea di utilizzare i cestini di bamboo che contengono sushi ha reso necessaria la scrittura di un nuovo algoritmo per gestire la composizione geometrica che all’inizio doveva essere conica.

Dopo le prime proposte si è optato per una semi cupola, mantenendo l’obiettivo di inserire all’in­terno un tatami, per creare un ambiente in cui svolgere il cerimoniale del thè. Per ricreare la cupola con elementi discreti è stata considerata in primo luogo una forma geodetica.

Grazie alla rapidità di modifica consentita dal model­lo parametrico a parità di forma finale è stato possibile esplorare diverse disposizioni degli elementi co­stituenti la cupola, discretizzati proprio in particelle elementari costituite dai cestini in bamboo intrecciato.

Approfondite le proprietà di rigidezza e resisten­za del materiale utilizzato, grazie ad un mock-up realizzato dagli studenti del Kuma-lab, ci si è resi conto che la struttura non risultava autoportante a causa della debolezza dell’elemento utilizzato che per ragioni di costo non era dotato di irrigidimento perimetrale come si pensava all’inizio. Per ovviare al problema, grazie anche alla preziosa consulenza strutturale del prof Jun Sato e ai consigli di Kengo Kuma, è stata conferita ulteriore resistenza per forma alla struttura da costruire. Per fare ciò è stato da un lato utilizza­to un processo di finding-form, implementato attraverso Grasshopper, utilizzando il software Kangaroo. Si sono poi disposte delle aste in FRP (fiber reinforced plastic) nelle posizioni meridiane e parallele più sollecitate della calotta.

Definito il diametro di base, è stata creata una mesh planare composta da triangoli. Una volta definita la rigidezza dei giunti e i punti fissi della struttura si applica la forza di gravità negativa.

Definita così la superficie ottimale si procede al posizionamento su di essa dell’elemento co­struttivo per verificare la fattibilità geometrica e per individuare il numero di elementi necessari.

In definitiva lo spazio risultante è magico e cangiante, fatto di filigrane che mutano a seconda della luce diurna e notturna, mimetico cromaticamente con il tatami sottostante e con le foglie di Ginko bilobato del parco della Tokyo University. Un’architettura magica, effimera, come le foglie d’autunno che cadono dagli alberi e come la cerimonia del thè che sta alla base di tutta l’estetica giapponese.

AUTORI: Marco Imperadori, Manuela Grecchi, Kazuya Katagiri, Andrea Vanossi, Domenico Arcadi

CONSULENZA STRUTTURALE: Jun Sato

SPECIAL ADVISOR: Kengo Kuma

SUPPORTO COSTRUZIONE: Matteo Brasca

STUDENTI: P. Acerboni, D. Arcadi, C.M. Chiodero, M. Cucuzza, C.  Nogara, D. Pantò Mancuso, R. Pezzutto, E.  Pitalieri, A. Redaelli, B. Rota, D. Tomasoni, C. Topo, S. Fondelli, M. Amdori, M. D’Alberto + Kuma Lab